Mentre accelero oltre il limite locale mi si imprime sulla retina un cartello tabacchi.
Devo averlo visto 20 metri fa.
Retro sulla provinciale. Eccolo.
Parcheggio nel portico a spina di pesce tra due tavolini del bar.
Spengo e guardo il tizio con l’aperol in mano, che scosta una sedia per farmi aprire la portiera, con l’espressione: me la guardi la macchina, grazie.
Entro. Ho 30 secondi morali.
La cassiera è posseduta da un donnino. Il donnino ha dei baffi carichi di significato storico e sotto il suo seno ripara la figlia obesa sui 14. Sta cercando tutti i supplementi di Decoupage-Donna, non ha acquistato i 5 settimanali precedenti perché il marito è in svizzera e non può lasciare la casa vuota che sono entrati gli zingari nell’89 e adesso qualcuno deve stare in casa perché a natale hanno preso un dvd costosissimo e il botolo qui sotto, ornella, ha paura di stare da sola. Giustamente, perché sul giornale si legge che una volta a settimana da queste parti i ladri buttano una granata nella finestra dalla quale fuoriesce gas nervino, e poi trasportare il salotto nell’iveco posteggiato fuori è un attimo.
Il problema si aggrava perché il marito è commerciante di grana padano e sa abbiamo almeno 15 forme in cantina e solo per quelle i ladri potrebbero sfondare la porta.
Siamo in pericolo, ma anche girando per strada, non si sa mai, io con la mia honda jazz faccio un massimo di 80, e poi mi vedo sbucare un mercedes o un bmw che sorpassa in curva e mette a repentaglio le nostre vite, quelle dei ciclisti, dei passanti e dei cani che attraversano la strada.
Mi guarda severa.
Dico: io mi sposto solo con l’autobus.
Lei comincia la casistica dei parenti morti in pullman. Poi esamina i supplementi mancanti, ne manca uno, quello con un copricuscino egiziano gratis.
E il numero 7, quello con dentro due uncinetti, ecco, li vuole in versione nera non beige. dovrà aspettare una settimana ma ne vale la pena.
Mentre decido come dare fuoco alla honda jazz lo vedo.
E’ scritto lì, sulla provincia, in prima pagina.
L’AMORE COMASCO DEL LEADER DEI MUSE.
COMO – Una bella ragazza comasca ha fatto breccia nel cuore del cantante della rock band britannica dei Muse, una tra le più conosciute di questi ultimi tempi. Lei è G** P***, una brunetta ventiquattrenne molto carina, lui è Matthew Bellamy, ventiseienne frontman del gruppo inglese dei Muse
Chiedo un negroni.
Matt Bellamy, l’uomo che mettendo le mani su un pianoforte mi fa lo stesso effetto del tango di al pacino in scent of a woman. Con una molto carina brunetta ventiquattrenne di como.
E’ come vedere Marlon Brando con Katia Noventa.
No, sto esagerando.
Ma Matt Bellamy. Per rimanere cristallizzato nel mio immaginario coreografico doveva essere l’ex di freddy mercury, o stare insieme a una ex-psicopatica norvegese, che nel tempo libero incendia il loro appartamento.
Ma una brunetta con i codini che ha fatto il liceo Gallio no.
Butto il cd in strada. Parto e faccio 200 m.
Poi supero in retro una honda jazz e lo riprendo.