Da quando ho traslocato in mansarda, conservo un ematoma recidivo posizione anca sinistra, a forma di angolo di tavolo di marmo.
Perché.
Al lunedì mattina è fissato un blackout ore 6.00. Programmato, al secondo.
Considerando la sua precisione e la mancanza di concause reali, ho stimato debba essere un avvertimento trascendente, che pronostica la mia morte fulminea al tocco della ciabatta del pc.
Mi vedo una mattina accendere la ciabatta e restare cristallizzata in un’espressione arrogante.
Il problema è la posizione a novanta.
Poco autorevole e non intramontabile.
Preferirei una posizione botticelli, se posso scegliere.
Oggi ore 6.00, fasi tradizionali.
perdo rigorosamente quaranta minuti di lavoro. Non salvo mai. Se vedo uno che salva ogni dieci minuti, o è il tipo di persona che scala tutte le marce dalla quinta alla prima davanti al semaforo, oppure un giorno, per non aver salvato, ha perso il layout definitivo di ebay.it. E lo notiamo tutti.
Io davanti al semaforo faccio quinta freno prima freno.
Poi.
bestemmio ma senza offesa;
incontro l’angolo del tavolo;
trovo il contatore e alzo la levetta.
Oggi la levetta è già sollevata.
Esco, tutte le luci sembrano funzionare tranne le mie.
Passo al contatore centrale. Faccio quattro rampe di scale mentre il livido ripristina i requisiti di sette giorni fa. Violaceo, con venature di ripercussione.
I nuovi contatori sono di una bruttezza impagabile ma segnalano anche dove hai messo l’auricolare bluetooth che cerchi da nove mesi.
Il mio contatore è quello con l’adesivo della pistola del padrino. e, attualmente, morto. Alzo la leva, trema, vedo nettamente lo sforzo, poi cede.
Passo venti minuti a cercare di romperlo del tutto. Su-giù
Su-giù
Su-giù
Dopo venti minuti, l’ira.
Abbasso tutti quelli degli altri, li rialzo, ne abbasso uno si uno no contemplando il quadro artistico.
Schiaccio ogni bottone presente, allertando anche un operaio pensionato sip di 89 anni.
Premo i bottoni tutti insieme immaginando venticinque doblò enel bloccati in tangenziale con la sirena dell’ambulanza.
Ma la mia levetta, niente. La guardo. E’ nettamente più brutta delle altre. Mi hanno montato la levetta dei poveri.
Bene.
Stacco tutte le spine che ho in mansarda, spacco le lampadine con una clava.
Niente.
Scrivendo mentalmente una lettera all’enel, prendo sette prolunghe.
In questo momento il mio pc è attaccato alla macelleria del paese.
Sento distintamente il calo di tensione quando affettano lo speck.
Intanto ho chiamato l’enel. E ho richiesto, cito testualmente da telefonata, “un generatore portatile di emergenza e duecento litri di acqua calda per farmi la doccia”.
Mi ha passato il suo responsabile.