sobrietà.
Lo vediamo entrare in un negozietto di San Gimignano
Lui, Padre Astemio di tre figli, in weekend di conferenze extra territoriali, varca la soglia della vetrina attirato dai cantuccini 100% burro toscano.
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Premessa:
Casa Madre, dicembre. Ceste e gerle augurali affollano il salotto. Figlia maggiore (io) e figlio minore apertamente cointeressati al vizio, scavano in cerca di soggetto alcolico. Si scarta la zampa suina e le lenticchie bio, si segregano le gelée gran riserva. Si tralascia la cesta contrassegnata PREDATOR con contenuto di fauna varia, tra cui Ragù di rondine
E poi paglia di imballo, paglia di imballo, paglia di imballo e sotto Moët & Chandon, Brut Millesimato, Dolcetto, Brunello.
E’ finalmente Natale.
The day after le suore e la parrocchia di questo distinto paese, nondimeno le monache del convento S.Bernarda di Chiavate Sotto troveranno al loro risveglio, sotto l’arbre magique nelle loro celle, chi un Lambrusco chi un berlucchi imperiale, chi un Franciacorta Magnificentia Satèn.
Perché?
Perché abbiamo un Padre Astemio e Magnanimo.
Scarto il mio accappatoio dell’esselunga e mi ritiro con le gelée rosse e viola. Lascio le verdi per onta
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Osserva il negozietto autoctono e con le cornee accarezza il mandorlato esposto
Poi, lo dice.
“Scusi che differenza c’è tra il Chianti e IL Vernaccia?”
Possiamo ora immaginare la trasformazione fisionomica della padrona di casa, e i toni grassi di risata maremmana. Lacrime agli occhi.
La famiglia dei negozianti è sdraiata a terra. Il marito chiama la nonna su per le scale.
Si telefona ai figli emigrati in padania
La nonna scende nella bottega e si profila un donnino alto un metro e tredici con le rotelle sotto la gonna. Punta l’indice su Padre Astemio e beffa soffocandosi di risate e cavallucci.
Gli regalano i cantuccini.
Poi gli stringono la mano uno alla volta, e ringraziano.