Quando chiami il 190 e due su due centraliniste si addormentano mentre chiedi informazioni cominci a capire che in fondo alle 4 di notte il tuo migliore amico è l’autan.
Ore 19,20 lunedì.
Sms, mittente: mia madre, fino ad ora presunta in sardegna.
“$tiamo arrivando. $iamo a Genova”
il messaggio riecheggia per tutta la brianza.
Mia sorella quando lo riceve è al cinema Excelsior di Chiasso, al primo tempo di Harry Potter e il prigioniero di Azkaban. Si alza in piedi con il braccio alzato e fa fermare la pellicola.
Comunica alla platea che Superfiorella sta facendo ritorno a Casa Madre, tra poche ore.
Tutto Chiasso sfonda le maniglie antipanico, defluisce dalle uscite di sicurezza, compra il cif nel tragitto e va a casa a lustrare i lavandini.
Poi, in tempi ridotti, mia sorella mette insieme una squadra di marines grazie all’appoggio del promesso sposo, cadetto della marina, che agitatissimo chiama i colleghi al cellulare con il cartonato di Harry Potter sottobraccio.
Quando arrivo in casa madre, i due gatti con effettiva barba lunga e mancanza di affetto mi aspettano riottosi alla porta.
Apro. pila in bocca.
una ragnatela mi incarta la faccia.
Quando ripristino la corrente, gli strati di polvere sui divani che per me sarebbero accettabili, non sono accettabili. In cucina 600 occhi provenienti dalle colture di penicillina fiorite spontaneamente mi guardano assetati.
Mentre cammino lascio orme di pulito sui tappeti.
All’esclamazione “cazzo”, i ficus appassiti crollano in terra.
Sento che non ce la faremo mai. Mi accendo una sigaretta.
Tre minuti dopo, 44 chiappette militari entrano in salotto e ricevono una scopa e una bandana SPONTEX a testa.
parte il Repulisti.
Un marine con pattine “marina militare” è piazzato sulla porta a fare la guardia con un mitra.
Mia sorella scandisce i cori con rima baciata. Gira con le pattine “capessa” e alternativamente con i rollerblade per disporre le competenze in più stanze.
Soldato Joker trova nel frigo i miei registri iva.
Gli altri spolverano a novanta con decoro militare. Metto in pausa per un momento la telecamera: sms.
Mittente: superfiorella.
“$iamo quasi a Milano.”
Gli autogrill prospicienti a Milano si illuminano correttamente.
I cassieri che stanno dormendo su pile di philip morris vengono colti da un improvviso prurito e cominciano a passare lo swiffer sui vhs esposti.
L’ammiraglia di mio padre veleggia a testa alta in seconda corsia con la bandierina sul cofano “stiamo tornando a casa”, procedendo intimidatoria.
Oltrepassata la prima area di sosta, l’insegna dell’autogrill di Lodi torna regolarmente UTOGRLL, con qualche lettera spenta, le luci si smorzano un po’, i camerieri rimettono fuori le scamorze scadute.
Si attaccano i festoni di benvenuto.
Il paese esce in mutande a lavare le rispettive utilitarie familiari.
Due contingenti di benvenuto di PastaRito portano teglie di primi; un famoso chef di Parigi commissionato dalla Capessa atterra con il concorde e prepara al momento una scultura di cristallo a lunga conservazione, raffigurante tutto l’albero genealogico della famiglia.
Quando l’ammiraglia supera il cartello del paese, un sonar avverte il radiotrasmettitore del palo. Il marine alla porta spara una scarica con il mitra e tutti gli astanti escono da Casa Madre.
Manovra parcheggio ammiraglia: perfetta.
Io e Capessa siamo all’entrata, schiena dritta petto in fuori.
Un operaio disattento che sta inserendo l’ultima lastra del parquet si alza dal pavimento, Capessa lo vede, gli spara in fronte e butta il cadavere nel tritarifiuti.
Pronti.
Superfiorella entra in trionfo, seguita da marito estenuato con 150 kg di bagagli e ricordiamo una colica renale alle spalle.
Prima di salutare, ispezione superficiale alla casa: sguardo da 6 e mezzo.
Poi si mette a tavola, perlustra la scultura genealogica di cristallo.Dopo dieci minuti ci guarda materna e dice: “si, ma in questa composizione manca la prozia Bernadette e la seconda moglie di zio Fiurin. E io sembro grassa. Portatela indietro.”